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mercoledì 23 maggio 2018

ORDINE O DISORDINE: COME GESTIRE AL MEGLIO LE NOSTRE VITE?

Ci sono persone che apprezzano l’ordine logico delle cose all’interno di un ambiente o della propria vita, intendendo per ordine logico un’organizzazione logica coerente per categoria. L’ordine tuttavia non è uguale per tutti: e non avere regole apparenti non significa che ci sia assenza di ordine, ma un ordine diverso, così come avere tutto in determinati luoghi e organizzato secondo un certo schema rigido non implica che ci sia ordine.



Ma quanto il nostro ordine o disordine dice di noi? In che modo il caos o l’armonia del nostro mondo interiore si riflettono nel nostro spazio fisico? Ce lo spiega Stefano Pigolotti, Professional Coach e Imprenditore.


Ordine o disordine, questo è il dilemma. Quale dei due componenti dobbiamo aumentare e quale diminuire? Cioè, il disordine equivale davvero a creatività e l’ordine equivale a dire efficienza? Questo è un dilemma che ci accompagna da sempre. Le nostre mamme ci hanno massacrato con l’ordine, con le nostre camere disordinate, sembra che tutti i ragazzi siano disordinati. Quale dei due è corretto e quale è da allontanare? Non esiste una regola unica, esistono delle regole d’ingaggio. Se una persona è tendenzialmente disordinata, è plausibilmente pronta a essere molto creativa e, di conseguenza, svilupperà un’attività principalmente legata alla creatività. La persona che è più ordinata è più portata a fare attività razionali che creano e necessitano di un metodo esecutivo. Di conseguenza, se metto un creativo a fare un’attività ordinata, creo una disfunzione. Allo stesso modo, se metto una persona schematica e molto ordinata a fare qualcosa di creativo, non avrò mai l’essenza dell’estroversione. 
Il passaggio successivo è: ma se io sono un ordinato per natura, e nel processo mio di business ho necessità, dato che sono da solo, di fare anche la parte creativa, cosa posso fare? Puoi farti aiutare, o stimolarti in una logica didascalica di creatività. Non uscirò la scintilla dell’estroversione totale, ma uscirà qualcosa di buono. Viceversa, il creativo che ha l’obbligo di mettere a posto, ad esempio, la sua scrivania perché lavora in un ambiente e deve dare rispetto agli altri quantomeno perché si possano trovare le cose quando lui non c’è, dovrà impegnarsi a generare un minimo di ordine per questo 
Il dilemma comunque rimane aperto, perché di fatto nel momento in cui io non ho una modalità ordinata, non posso nemmeno trincerarmi dietro a frasi come “sono così perché sono un genio”, perché altrimenti vado a impattare sugli equilibri di una squadra di lavoro e, di conseguenza, non porto il mio contributo perché non riconosco le regole d’ingaggio base. 


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